Massive Attack Milano.

Massive Attack Milano.

CI AVEVANO CONVINTI CHE CON I DATI SAREMMO STATI LIBERI..

Musica da ascolto.

A poco tempo dall’ inizio della prima nota e un po’ piu’ tirato dell’ originale ecco il pezzo che non si aspettava.  “Saturday Night” (lato 1, Staring At the Sea)  dei Cure che ripete in modo ossessivo la parola “Trip trip Trip Trip Trip”. Capisco ora perche’ ci sono ancora gruppi che copiano strofe, e melodie dei Cure.

A spezzoni, immagini troncate, pop, colori accesi, e tristi pezzi di realtà quasi a spiegare quanto fosse simile il momento politico in cui Scrissero Mezzanine rispetto ad oggi.

IPNOTICO.

Inizia nel buio il concerto dei Massive Attack e continua nel buio senza mostrare volti che vedi pero’ preparati come un orchestra in cui non importa mostrare abiti, vestiti e muovere da rockstar e tutto sembra uscire con immediata arte. la macchina di Dio suona le sue note e Musicisti strumenti e macchine e tecnici e service tutti insieme.

Forse il cantante davanti all’ asta del microfono rendeva credibile il tutto. Si chiama Arte.

l’ interpretazione di ogni brano e’ sexy, calda e viaggiae vicino ai fatti di oggi che mentre siamo uno dei tanti ad ascoltare o a guardare la realtà pieni di esistenzialismo a goderci il concerto, fuori accade che i sono guerre e dentro, Naja ce lo ricorda facendole scorrere in carrellata alternando testo, visual fatto di pezzi di immagine.

Se ci fosse oggi Claudio Sinatti direi…le ha fatte lui. E’ arrivato anche a loro.

Stasera sembravano in due o massimo tre a suonare quelle musiche campionate che tra gli anni 90 e il duemila , influenzati dalle sonorità ridondanti di basso e campionature.

Si svelano a meta concerto tra un ondata di luci, frammenti di video e immagini fisse. Basso new wave e musica punk.

Grandi schermi e un visual che fa da preludio all’ apertura di una serata in cui immagini pop (direi da copertina) in cui immaginazione, la verità e realtà fanno squadra e si sostituiscono al gruppo che si sa, capitanato da Robert Naja, di origini Napoletane e formatosi a Bristol 31 anni fa insieme a Grant “Daddy G” Marshall e Andrew “Mushroom” Vowles ritorna farci vivere i momenti piu completi di ascolto e nostalgia di quella musica che viene sempre interpretata con l’ aggiunta di video sempre piu belli. Amozione. A tratti forse neomelodica.

Insomma dai, un ora fa eravamo negli anni novanta e faticavamo a vedere tutte quelle immagini che forse sono state proprio decise da Banksy. ne sono certo. Se non e’ lui, e’ un collettivo che ha capito tutto.

Pienezza di suoni e arrangiamenti degni di un live in studio..ma con un grande pubblico. Ascoltatori entusiasti. Le età dei ragazzi, non si fa sentire e l’ espressione visiva coniugata all’ audio di sottofondo mi rimane a stupirti come una grande luce da ascoltare. Il miglio di musica continua con pezzi Punk. Vorrei partire ora per ascoltare un altra data.

Bravi davvero. Emozionanti e senza sbavature. Forse un bis troncato mi ha lasciato che ballavo..ma buonanotte. anche voi avrete a viaggiare per il prossimo pubblico.

Grazie

Mezzanine uscì alla fine del millennio, in un periodo storico carico di tensioni politiche e sociali. Vedi somiglianze con i giorni nostri?

Il mondo in cui viviamo oggi è ancora più oscuro: il clima politico è soffocante, l’opera umana ha reso fuori controllo il cambiamento climatico, la società è sempre più confusa e complessa. Mezzanine era figlio di un periodo storico in cui l’Europa si era da poco riunificata dopo il muro di Berlino; oggi vedo che quelle divisioni si stanno ripresentando, seppur in forma diversa. Le disuguaglianze sono cresciute, i conflitti non sono mai finiti, mentre la crisi finanziaria ha alimentato il nazionalismo e la paranoia contro l’integrazione. Guardando la Storia era piuttosto prevedibile, come se ci fossero degli schemi che si ripetono regolarmente. Solo che oggi siamo otto miliardi di persone, quindi le cose sono ancora più complicate.

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